
ROMA — Immaginate dei cassonetti stracolmi di rifiuti. Immaginate che il servizio di nettezza urbana sia in sciopero e che dunque non vengano svuotati. Dopo qualche giorno il contenuto comincerà a disturbare i cittadini, contaminando l’aria di odori sgradevoli, creando problemi igienici. E’ un po’ quello che avviene all’interno di ognuna delle cellule del nostro corpo quando non riescono a smaltire le sostanze tossiche prodotte dalla loro stessa attività. Col tempo le scorie si accumulano e danno il via a una concatenazione di eventi che generano malattie gravissime. Dall’Alzheimer, alla Corea di Huntington, al Parkinson, alla larga serie di sindromi da accumulo (mucopolisaccaridosi, glicogenosi ecc) catalogate nel lungo elenco delle patologie rare di origine genetica. Il meccanismo alla base di questo errato funzionamento è stato svelato dai ricercatori del Tigem, l’istituto di Telethon di genetica e medicina con sede a Napoli. Ieri la pubblicazione dello studio su Science.
«E’ probabilmente il risultato più importante che abbiamo mai ottenuto, ci stiamo lavorando da due anni», dice Andrea Ballabio, direttore del centro. Aver capito per quale motivo la spazzatura non viene degradata, cioè scomposta e poi riutilizzata per la vita della cellula, potrebbe portare alla messa a punto di farmaci capaci appunto di correggere il difetto. La maggior parte delle malattie da accumulo non hanno terapie. Gli organi vanno in tilt. Guarigione è una parola sconosciuta. Dalla ricerca del Tigem potrebbe maturare la soluzione non per una ma per tutte. Non bisogna illudersi però. Le ricerche si trovano in uno stadio precoce. Adesso si passerà alla sperimentazione sugli animali e, se va bene, sull’uomo. Quanti anni? Due, cinque o anche 10. Tutto dipende da cattivo funzionamento di un gene, il TFEB, che a sua volta coordina una squadra di geni collaboratori. E’ paragonabile a un telecomando che può accendere diversi schermi. L’uno e gli altri coordinano le funzioni dei lisosomi, minuscoli organelli che agiscono nella cellula come inceneritori (e infatti si parla in certi casi di malattie lisosomiali).
Una specie di «cabina di regia ». Spiega Marco Sardiello, primo autore del lavoro: «Si è visto che quando i livelli di TFEB vengono aumentati migliora la formazione di lisosomi e dunque la cellula si libera delle tossine. Questo è avvenuto in particolare nel caso della proteina responsabile della Corea di Huntington, malattia per la quale non esistono cure». Lo studio su Science è stato dedicato a Susanna Agnelli, presidente della Fondazione Telethon, scomparsa da poco. Con i fondi raccolti quest’anno, 35 milioni di euro circa malgrado la crisi, verranno finanziati 36 progetti. Le raccolte private sono fondamentali per sostenere la ricerca. La Fondazione per la fibrosi cistica (5 mila malati in Italia) ha lanciato la campagna «Un occhio di riguardo ». Da luglio in vendita in farmacia occhiali firmati da Marta e Matteo Marzotto. Un euro per ogni paio acquistato verrà devoluto alla causa.
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